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al testo di Amina Narimi
La danza pervinca
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Scioglie come ghiaccio negli occhi giù come perline celesti tra i seni raccoglie pervinca, un ansito blu quella luce poi ci voltiamo e cominciamo a dormire -così gli disse- faccio la danza poi scompariamo.
Come una taglia su Amina pendeva un grande dolore, a dirotto premeva la gola, sul palmo batteva il segreto tra voce e mutezza,la sera come una tenda che gonfia, un latte che entra dentro la stanza,un biancobaleno Volteggio' cosi forte! Amina sentirsi svenire le parve, morire disidratato ogni volere le sue ombre fino al foro del collo come spazi che il bosco riprende, il gesto lento dell'abbandono, essenziale al perdono immunizzò la paura del mutamento l'infinito stretto in un poco,in un niente dentro la stanza un dito alle labbra che dice silenzio. Alzò con dolcezza le braccia, con precisione lungo il segreto del palmo che trema tenendoci insieme le mani. Giungerà il richiamo dove l'acqua è più in su della vita, dove l'ultimo passo si trae nel primo e scompare l'assenza di ogni destino
Stanza di perle-pervinca-parola antica dentro il capanno a precipizio tra due pareti armate ancora di tutto e qualche respiro là dove il tempo non si calcola più Un anno, un passato minuto a sciogliersi in nenia,poi solo il battere del sangue alle labbra.. a coprirti gli occhi nel suono Dormi Mogù -ripeteva- dormiAmo, così va a compiersi la nostra durata dove ognuno esercita, a suo modo, l'amore Il suo modo di restar a sè fedele come le note.. non può esserci nessuna nuova danza,in fondo, ma se dai al movimento un particolare significato, quello avrà un suono diverso riuscirai a scegliere proprio ciò che ti serve.... a sparire Occorre attenzione per riconoscer gli indizi, la persuasione La sofferenza fisica diviene corrente fiume lungo il quale scorre un lamento inonda di bellezza nascosta cola dai piedi dorme in noi. intimo moto d'amore Amina danzò. nel pervinca ,gli occhi gonfi di chiarouna sorta di luce all'incontrarioche corre via a chi guardasparisce alla vista per sottrarre dolorea chi resta.Preservare non è follia,è purezzaC'è riserbo, pudore nel raccontargli la favola tenerezza estrema nel suo filo di voce -tienimi la mano,spariremo insieme- Sapeva non sarebbe stato così. Mogù non poteva Deve partire Amina Risalire, pin pe obi dove si cova di ogni lettera quella iniziale pregare all'incontrario assorbendo tutto dentro il suo cerchio A Mogù aveva consegnato il segreto, il netsuke d'ambra e preziosi con dentro il filato in ninive,un trenino, due gechi e tanti colori Tra le dita ora teneva solo una corda intrecciata di nodi nel verso che stanno cantando Per tornare Amina non avrà che da cantare al contrario.
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Amina Narimi
- 13/11/2012 11:18:00
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Vorrei fare entrare in scena gesti e cose,volti e scale,il mio bosco,i geni,il monaco della casa vecchia,la balena nel laghetto e il suo palombaro,gesti limpidi e quelli di palude Vorrei dire dellArmenia che ho vissuto,e di Granada il passo di mia madre,delle ninive della cerva ,non finirei mai di raccontare Vorrei conservare leggerezza nel dolore e lasciar fuori quello che per essere compreso non va scritto Grazie Loredana Grazie Emilio un bacio,pervinca
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Emilio Capaccio
- 13/11/2012 01:04:00
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Amina, mio dolce suono, la tua poesia è un flusso transuente, aggrovigliato, serpeggiante di parole che danzano freneticamente, pur tuttavia, in una amorosa, celestiale armonia. E un immaginario profuso di paesaggi incantati e fiabeschi con toni vistosi di freschi pastelli; di immagini che balzano nella mente che infervori e già sfuggono alle mani che saggrappano tardive, lasciando a me un alone di essenza e di meraviglia.
E dolcissimo sentirti chiamare nella poesia!
Un bacio.
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Amina Narimi
- 13/11/2012 00:42:00
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Grazie Loredana,hai sempre la pazienza di leggermi e trovare parole che fanno bene alla notte che viene
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Loredana Savelli
- 12/11/2012 21:40:00
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Una scrittura che è melodramma! Ciao Amina
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